Bulgasal, anime immortali a cura di Eleonora Aracri
Reincarnazione, è una credenza diffusa in innumerevoli religioni nel mondo, secondo la quale l’anima di una persona rinasce dopo un determinato lasso di tempo dalla sua morte terrena. È una delle credenze più affascinanti che abbiamo. Quante vite abbiamo vissuto? Quanti volti abbiamo incontrato e quante di quelle esperienze ci hanno segnato?
Ora immaginate se a tutto questo, si colleghi anche una brutale maledizione ed un mistero legato ad una figura antica e temuta, che vi minaccia in ogni vita che state rivivendo. Curiosi? Perché oggi per #dramiamo parliamo del kdrama “Bulgasal“, la nostra ultima visione collettiva. Che potete trovare su Netflix.
Periodo Goryeo, in un piccolo villaggio sperduto nelle montagne, nasce un bambino da una donna che si toglie la vita. Il bambino è maledetto e per questo viene allontanato da tutti, persino dal padre, che lo scaccia via. Il piccolo viene salvato da un potente generale dell’esercito di Goryeo, che lo adotta e gli dà un nome, Dan Hwal, interpretato dal carismatico Lee Jin-Wook.
Cresciuto come un potente guerriero, sposa la figlia del generale, da cui però non può avere figli sani. Per questo motivo intraprende una caccia spietata e senza freni, contro tutti i mostri che gli capitano a tiro, ma intenzionato sopratutto all’uccisione di una creatura in particolare, quella creatura che secondo lui lo ha maledetto, il Bulgasal.
La caccia non andrà come avrebbe sperato. Il Bulgasal infatti gli ruba l’anima e si reincarna. Maledetto con l’immortalità, incapace di uccidere o di essere ucciso, sarà costretto ad una caccia continua nei secoli al fine di vendicarsi, questo fino ai giorni nostri, quando incontrerà l’ultima reincarnazione Min Sang-Un, interpretata da Kwon Na-Ra.
Diciamo la verità, Bulgasal aveva un grande potenziale, che purtroppo è andato sprecato, soprattutto verso le ultime puntate che portano alla chiusura della storia. Ma andiamo per gradi.
Il vero potenziale di Bulgasal si manifesta interamente nella parte ambientata durante il periodo Goryeo. Le ambientazioni gotiche, che strizzano l’occhio al fantasy con sfumature horror, rendono il racconto accattivante alla spettatore, che si trova immerso in un mondo che non conosce, crudo, brutale e senza alcuna censura. Non si risparmia nessuna scena, se avete la fobia del sangue infatti o le scene di violenza vi turbano, questo non è il drama che fa per voi.
Immersi nel buio della notte, le scene sono spesso illuminate dai fuochi delle torce. La fotografia gioca tantissimo su questo elemento un pò mistico e che fotografia meravigliosa, riuscita in ogni dettaglio. Certamente uno degli elementi forti del drama.
La situazione diventa meno accattivante quando ci ritroviamo in epoca moderna, in cui la storia mantiene un po’ la suspense della parte storica, grazie anche ai continui flashback che ci permettono di conoscere le creature mostruose che si sono reincarnate e le loro peculiarità, ma è continuamente inframezzata da scene di vita quotidiana che rendono la narrazione poco scorrevole, a tratti molto pesante, con dialoghi banali e per niente inerenti alla storia principale. All’inizio si sente meno perché presi dalla storia, dagli intrighi e dalla necessità di capire il quadro generale degli avvenimenti, ma a lungo andare diventa veramente insostenibile, in alcune puntate piuttosto che in altre.
La storia sarebbe stata molto più interessante se ambientata completamente in epoca Goryeo, magari con un salto temporale in epoca Josen piuttosto che in epoca moderna. Almeno secondo il mio parere.
Il cast è veramente molto bravo e variegato. La narrazione inizia con un solo protagonista, per poi diventare a mano a mano corale, per poi lasciare nuovamente spazio ai due veri protagonisti della storia. Una scelta interessante. Ed è sicuramente vero che i comprimari fungono da mera spalla ai protagonisti, ma l’elemento familiare che tratteggiano, in questa casa un po’ diroccata che piano piano prende vita, diventando accogliente e fungendo da elemento identitario per la storia, soprattutto nella parte finale, scalda un po’ il cuore.
Inoltre un plauso generale agli attori bambini, non è il primo drama che ci permette di vedere la nuova generazione a lavoro, ma veramente i miei complimenti, tengono la scena meglio dei colleghi adulti delle volte.
I protagonisti principali, ossia Dan Hwal e Min Sang-Un, rispettivamente interpretati da Kwon Na-Ra e Lee Jin-Wook. Hanno regalato due personaggi interessanti ma le cui interpretazioni non riescono a bucare lo schermo. La pecca principale dei personaggi in questo drama è la poca caratterizzazione. Vengono sempre richiamati i loro sè del passato, naturale visto il punto della storia, mi direte voi. Ma noi conosciamo anche questi futuri se stessi e lo facciamo unicamente attraverso flashback del passato. Tutti molto tristi, alcuni veramente toccanti e sapientemente piazzati nella storia. Ma non basta questo per costruire un personaggio completo con cui io spettatore possa empatizzare, devi darmi molto di più.
Il cattivo della storia invece, ossia Ok Eul Tae, è interepretato da Lee Joon. Il suo personaggio mi è piaciuto moltissimo. Non che sia il primo cattivo, non realmente cattivo ma incompreso, ci potremmo scrivere un saggio sullo stereotipo legato a questa figura ed effettivamente è stato scritto. Però lui gli ha regalato quel carisma, quel movimento nei gesti, quegli sguardi sfuggenti, che lo hanno reso intrigante.
Bulgasal prende a piene mani dai prodotti che vengono prima di lui, i riferimenti a Goblin in particolare si sprecano, soprattutto nelle scene finali dell’ultima puntata. Tuttavia, nonostante tutto mi sento di consigliare il kdrama, non è perfetto ma comunque è capace di intrattenere e saprà sicuramente regalarvi momenti di pathos, qualche lacrima e tanti grattacapi, nel cercare di mettere in ordine la matassa complessa che si presenta all’inizio difronte a voi.
Buona visione dunque ed attenti se vi sanguina il naso, qualcosa di pericoloso si nasconde dietro di voi 🤫
Si ringrazia Ele per il suo prezioso contributo!
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