Half, film LGBT

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Il nostro percorso nel mondo dei webtoon lgbtq+ in onore del mese del Pride continua. Oggi però Eleonora non ci parla di un webtoon ma di un film, un film sulla comunità transgender, sto parlando di “Half” del regista Kim Se-Yeon, presentato al Busan International Film Festival del 2014. 

Una delle mie poesie preferite è del poeta inglese William Blake si intitola “Auspici di innocenza”, nella poesia un verso mi ha sempre colpito profondamente, fa più o meno così in italiano, Nascono alcuni ad infinita notte“.

Inizio la mia traduzione da qui, perché credo che questo verso racchiuda l’essenza stessa del film di cui andremo a parlare.

La nostra protagonista si chiama Lee ​​Min-A, non è nata con questo nome però, nonostante si senta donna, per l’anagrafe e per la società, lei non lo è.

Min-A vive la sua vita in attesa di poter fare l’operazione che le darà finalmente il corpo con cui sarebbe dovuta nascere e nel frattempo lavora in un bar transgender, purtroppo una notte una collega viene aggredita dal suo ex fidanzato, un uomo violento che tenta di stuprarla. Min-A la salva ma uccide l’uomo e viene arrestata. Sarà sottoposta a processo. 

“Half” è una storia brutale e fortissima, non solo per la storia che racconta ma per il modo in cui lo fa. La narrazione si compone di scene di violenza, di bullismo, di autolesionismo e depressione.

Min-A è costretta a combattere con una società che non la riconosce e decide pertanto di spedirla nella sezione maschile della prigione, in cui i detenuti la sottopongono ad ogni tipo di violenza, ma anche il cambio di sezione le riserverà spiacevoli sorprese. In tribunale dove si reca per il processo invece la costringono ad ascoltare testimonianze dolorose, rese con un linguaggio violento, come il procuratore che si rivolge a lei con il suo dead name, si tratta dell’atto, intenzionale o meno, di riferirsi a una persona transgender con il suo nome di nascita. Nessuno presta attenzione alla sua persona e ai suoi sentimenti, neanche il suo avvocato, che all’inizio vive il caso con estremo distacco. Solo i suoi colleghi, diventati ormai la sua famiglia, combattono con lei. 

Il fluire della narrazione, lento e non incalzante, si arricchisce però di scene poetiche e particolarmente significative, che ti spezzano il cuore. La scena iniziale in cui vediamo l’inquadratura aprirsi sul suo corpo nudo, ad un passo dall’essere la realizzazione migliore di sé e messa poi in contrapposizione con la scena finale, in cui il corpo vessato dal percorso duro nella prigione (il fatto di non poter più prendere i farmaci contenenti ormoni), la vede di nuovo imprigionata in quel corpo che non sente suo. 

Min-A è interpretata dall’attore Ahn Yong-Joon, un uomo, che ha saputo però cogliere le sfumature del personaggio e restituircelo in tutta la sua fragile umanità. 

A proposito di questo punto, da noi si discute spesso su quanto un attore cisgender sia legittimato o meno ad interpretare questo tipo di ruoli. Per la verità non sono consapevole del punto in cui sia attualmente arrivata la discussione su queste questioni in Corea ad oggi, io ho trovato la sua performance attoriale interessante e coinvolgente, pertanto mi limito a giudicare quella senza entrare nel merito.

In relazione alla fotografia invece. La fotografia non è particolarmente interessante se devo dire, sembra un po’ anonima ed i colori sono troppo sbiaditi e risaltano poco sulla scena, si vede che si tratta di un film “indipendente” del 2016, da allora sono stati fatti notevoli passi avanti.

Trovo che sia una storia potente e molto cruda (non si risparmia nulla, quindi se scegliete di vederlo sappiate che si vedono scene di violenza sessuale e si parla di suicidio), non è semplice, ma credo che meriti di essere visto, proprio perché il messaggio che manda arriva dritto al punto, indipendentemente dalla nazione di appartenenza. Una storia tragicamente universale ancora oggi nel 2022. 

Attenzione non è perfetto, lungi da me insinuare questo, è però un inizio e gli inizi di solito possono portare a prosegui importanti. 

Half è stato scritto da Ele, per la quale si ringrazia per il suo prezioso contributo!
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Giulia S
Giulia. Cresciuta a pane e k-drama ha creato questo spazio per parlare del suo paese d'origine, la Corea del Sud, a 360° facendo perno sulla sua interculturalità e vuole sviluppare un ponte bi-direzionale tra la Corea e l'Italia. Racconta la Corea attraverso i kdrama con #dramiamo, propone uno sfizioso aperitivo coreano con #eatdrinkorea e fa lunghi approfondimenti sulle notizie dalla Corea per #rassegnadallacorea, il tutto a suon di Kpop con #radio360. Ogni tanto esce dal paese per osservare le altre culture con #oltrelacorea.

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