Hellbound a cura di Eleonora Aracri
Quando i ruoli si invertono e se tu a venire giudicato, capisci che gli umani hanno il diritto di morire soli.
Se un pomeriggio, mentre siete seduti in un caffè nel centro città, si verificasse un fatto straordinario ed allo stesso tempo terrificante, vi rivolgereste alla ragione, per cercare di indagare le esatte dinamiche di quanto successo o trovereste riparo nella fede? Perché il k-drama di cui parliamo oggi per #dramiamo, con la quale io collaboro attraverso le segnalazioni, mette la società di fronte a questo bivio. Lo avrete capito dalla foto, oggi parliamo di “Hellbound“, il nuovo kdrama targato Netflix, che si ispira al webtoon dall’omonimo titolo, scritto da Yeon Sang-Ho ed illustrato da Choi Kyu-Seok. Che si, potete leggere in inglese sul sito “Webtoons.com“.
Corea del Sud, senza nessuna spiegazione logica, all’improvviso, una strana creatura compare di fronte alle persone ed emette loro delle sentenze. Le sentenze contengono solo il nome, il fatto che si è condannati all’inferno e il tempo che gli rimane da vivere. Non c’è nessun luogo dove fuggire o nascondersi. Allo scadere del tempo degli esseri soprannaturali si manifesteranno per trasportare il mal capitato all’inferno.
Il drama si divide in due parti, inframezzato da un salto temporale di 4 anni. Mentre nella prima parte la società è scioccata da quanto sta succedendo ed ognuno reagisce a suo modo, nella seconda possiamo già vedere i risultati di questi anni trascorsi e notare come la società abbia ammortizzato questa nuova verità. A fare da padrone nel k-drama è sicuramente il tema del fanatismo religioso, portato all’estremo. In Corea del Sud per altro la questione delle sette religiose è un tema molto presente. Basti pensare che durante la prima ondata della pandemia fu proprio una nota setta del paese a diffondere i contagi, che prima erano stati tenuti sotto controllo dal governo.
Da una parte, quindi, abbiamo “La Nuova verità” che ha costruito il suo culto sulla menzogna e la paura, spettacolarizzando le “sentenze” nonostante sia consapevole che avvengano tutt’altro che per punire i peccati.
Dall’altra parte abbiamo “Sodo“, il termine scelto da questa organizzazione segreta, che richiama i siti sacri in cui venivano svolti i rituali religiosi ed in cui i fuggitivi trovavano asilo e non potevano essere arrestati, loro si occupano di nascondere le persone che hanno ricevuto la condanna in modo da evitare che le loro famiglie subiscano una stigmatizzazione dalla società.
Nel drama infatti vediamo familiari che denunciano i peccatori e che assistono alle sentenze, pattuglie di fanatici, il braccio armato della nuova verità che si chiama la “Punta“, per le strade, pestaggi indiscriminati, istituzioni dello stato che si sottomettono alla potente setta, persino la stampa, che ha la necessità di rimanere libera, è fortemente assoggettata nel suo operato e si muove come strumento di propaganda.
La fotografia è molto cupa, scura e sembra che ci sia quasi un filtro grigiastro su ogni cosa, una sorta di richiamo alla cupezza che si abbatte sulla società ed è significativo il fatto che gli unici elementi di colore provengano da personaggi tutt’altro che positivi.
I demoni, non so se sia corretto definirli così, mentre nel webtoon sono molto più evanescenti, tecnica più semplice da rendere a disegno che su schermo, nel drama sembrano enormi scimmioni “umanizzati” avvolti da un fumo nero, non è una critica fanno comunque il loro dovere, ma resi così non sono esattamente il massimo dell’originalità. Anche se lo stesso illustratore ha affiancato il regista durante la realizzazione del drama, quindi evidentemente anche questo risultato incontrava i suoi gusti.
La scena finale, straziante, rappresenta nel modo più tragico possibile, la speranza che letteralmente piange avvolta nella cenere. Magistrale. Credo proprio comunque, non tanto in una seconda stagione, ma proprio nella seconda parte di questa, perché quel finale me lo dovete spiegare. Vi avviso naturalmente, che ci sono scene molto violente, crude, tanto sangue e brutalità.
Io l’ho trovato un drama validissimo, forse all’inizio ha bisogno di carburare, non è certamente immediato ed è un filino lento, comprensibile visto che abbiamo bisogno di alcuni elementi per poterci muovere nella narrazione, ma è davvero interessante la riflessione di fondo. Yoo Ah-in è tra i miei attori coreani preferiti, ma devo dire che la sua versatilità è sempre sorprendente, bravissimo anche in questo ruolo.
Se non lo avete ancora fatto io vi consiglio di recuperarlo, anche perché in questo periodo di festa, si presta tranquillamente ad un bing watching.
Ps: siccome i miei #dramiamo sono raramente solo recensioni, vi consiglio, se volete approfondire la questione sette religiose in Corea, una puntata di uno dei miei podcast preferiti “Il cielo sopra Pechino”, in particolare la puntata 23 della 3 stagione. Mentre come lettura il libro “Gli incendiari” di R.O. Kwon, la cui recensione trovate cliccando il link..
Pps: bella la sigla, corta e particolare.
Hellbound è stato scritto da Ele, per la quale si ringrazia per il suo prezioso contributo!
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