Le figlie del dragone di William Andrews a cura di Eleonora Aracri
Quando erano insieme, lei era terra, lui cielo. Insieme avevano rappresentato il mondo, per me. Avevo guardato lui come si guarda un falco che vola, in alto, mentre ci si domanda com’è volare. Gli bastava un cenno del capo, o una parola di incoraggiamento, per farmi credere che potevo librarmi anch’io.
America 2008, Anna Carlson è una giovane ragazza di vent’anni nata in Corea del Sud e adottata da una coppia americana, quando aveva solo cinque mesi. Non conosce nulla delle sue origini ma dopo la morte della sua mamma adottiva Susan, lei è convinta di poter riempire quel vuoto, perciò si reca in Corea, a Seoul precisamente, per riallacciare i rapporti con una terra che non conosce. Ma anche qui scopre che le sue origini sono troncate, finché non incontra una donna anziana che vuole raccontarle la sua storia, perché dalla sua storia le dice, potrà capire ed imparare la propria.
Inizia così la storia parallela di Hong Jae-hee, siamo nel 1943 in piena guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, quella che per le donne coreane è stata la guerra che le ha viste trasformate in Donne di Conforto per l’esercito imperiale Giapponese. Ma la sua storia va oltre a questo, perché racconta passo passo un paese che cambia.
Il viaggio verso la Corea del nord, la fuga, la guerra di Corea che porta la penisola inevitabilmente ad essere divisa in due, le difficoltà, le perdite, l’amore. Ed un oggetto in tutto questo tempo, un pettine con un drago a due teste, una reliquia di famiglia, tramandata da generazioni in generazioni, che aleggia su tutta la storia come un mistero da svelare.
È un romanzo magnifico, crudo, doloroso, che racconta la storia di un paese attraverso le sofferenze del suo popolo, delle donne in particolare. William Andrews ha una scrittura vivida, coinvolgente, complice il fatto che entrambi i piani temporali della storia sono narrati dalle protagoniste in prima persona, è difficile mettere giù questo romanzo, nonostante il tema sia tutt’altro che piacevole, quasi soffocante a tratti.
La storia di Hong Jae-hee è completamente opera della fantasia dell’autore eppure racconta una sofferenza esistita, l’essere stata costretta a diventare una donna di conforto sarà per la nostra protagonista, sempre una vergogna che porterà con sé per tutta la vita, solo quando sarà consapevole che quella vergogna non le appartiene, ma che deve fare di tutto per combattere ed ottenere giustizia per quanto le è successo, il romanzo si collega alla nostra realtà.
Perché la storia delle donne di Conforto non si è mai realmente chiusa neanche per le vere sopravvissute. Ma va ancora avanti.
Qualche mese fà un tribunale Sud Coreano ha emanato una sentenza storica nei loro confronti. Condannando il Giappone al pagamento di 100 milioni di won alle 12 vittime ancora superstiti. Il Giappone non riconosce questa sentenza, ritiene che la questione sia stata risolta con l’accordo bilaterale del 2015 stipulato con il governo. Ma nonostante tutto, questa sentenza ha un estremo valore. Ed ogni libro stampato, ogni storia raccontata, ci permette di comprendere la sua importanza. Piccoli tasselli dunque ma che recano grandi messaggi.
Ps: alla fine del libro è possibile ritrovare una bibliografia, che si può sfruttare per approfondire l’argomento.
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Questa recensione sul libro Le figlie del dragone di William Andrews è stato redatto, elaborato e scritto da Eleonora Aracri che si ringrazia per il suo lavoro.
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