Fa già caldo e ci aspetta un’estate lunga, ed allora tanto vale vedere qualcosa che faccia gelare un po’ il sangue. Eleonora ci viene in soccorso e vi parla oggi per #dramiamo del mini drama “Monstrous“.
Chi sa che misteri si celano dentro le antiche reliquie del passato, credo che sia uno dei motivi per cui l’archeologia affascini così tanto l’essere umano. Ed allora pensate se un giorno trovassero durante degli scavi, la testa di un Buddha, un’antica opera del passato, una statua che può divenire meta turistica, ma che in realtà cela dentro di sé un’antica maledizione.
Contea di Jinyang, Corea del Sud, alcuni operai rinvengono nella terra una “Gwibul“, una statua buddista. Il governatore della contea è entusiasta, questo ritrovamento garantirà alla contea orde di turisti. I monaci del luogo, invece, sono molto meno entusiasti della scoperta, la statua cela dentro di sé un’antica maledizione. Ed infatti la notte dopo il suo ritrovamento, l’intera contea viene colpita da una strana pioggia nera, che rende l’ambiente cupo ed inospitale. Ma questo è solo l’inizio, perché da lì a poco, istinti omicidi si impossessano di coloro che hanno guardato la statua dritto negli occhi.
Nella contea abita una celebre archeologa Lee Soo-Jin, interpretata da Shin Hyun-Bin, esperta di simboli e codici da decifrare. Il suo ex marito Jung Ki-Hoon, interpretato da Koo Gyo-Hwan, a sua volta archeologo ed esperto di occultismo, attualmente impegnato nella pubblicazione di una rivista sul genere, si precipita nella contea alla sua chiamata. I due dovranno affrontare non solo il mistero oscuro che avvolge la città, ma anche il loro dolorosissimo passato.
Sarò sincera, se vi aspettate l’horror dell’anno sarete ampiamente delusi. Il drama, alla cui scrittura ha partecipato anche lo sceneggiatore di “Hellbound” (la cui recensione trovate sul blog) e “Train to Busan“, aveva sicuramente un’ambizioso progetto alle spalle, ma le aspettative sono state purtroppo tradite.
La storia viene costruita in appena 6 puntate da circa 40 minuti, un tempo fin troppo limitato per raccogliere una narrazione che si possa definire lineare e consistente.
I nostri protagonisti sono molto bravi, ma la costruzione dei loro personaggi è inesistente, non sono per nulla caratterizzati, di loro sappiamo solo che hanno perso la loro unica figlia e che questa perdita, non elaborata, li costringe ad allontanarsi. Per di più questo dolore che devono affrontare, perché costretti, riguarderà una parte consistente della narrazione.
L’altra parte è dedicata all’affrontare la terribile maledizione della statua, ma anche qui tutto il folklore necessario non è stato elaborato, non ci vengono fornite informazioni utili ed approfondimenti rilevanti.
La fotografia è classica del genere, sfumature grigiastre, che avvolgono tutta la valle, con prevalenza di colori tendenti al nero.
La narrazione è veloce, incalzante in alcuni punti e sicuramente ti trascina. È cupo, violento e sanguinario, senza ombra di dubbio intrigante, ma alla fine di tutto rimani con l’amaro in bocca.
Non è un brutto drama, ma sembra l’assaggio di una storia, come un trailer lungo ed inconsistente, che se avesse avuto più spazio, sarebbe stato di gran lunga più interessante.
Consigliato? Non so, se avete voglia di vedere qualcosa di veloce magari, che richiami le storie horror ma senza eccessive pretese, allora si questo drama fa per voi.