Una graphic novel sull’emancipazione e sull’amicizia
Nella provincia degli anni ’80, in Corea del sud, le ragazze cattive fumano sigarette di nascosto, comprano alcolici agli spacci illegali, passano la notte fuori con i ragazzi, fuggono da casa, si tingono i capelli di biondo.
“Quando penso ai tempi della scuola, riemergono notti buie e strani odori”.
Nelle vignette infestate di graffi, Chinju ricorda la propria adolescenza, rappresentata da sfondi scuri e marcati in cui il sangue ha lo stesso colore buio delle ombre delle case e dei vicoli diroccati, del rossetto sbavato sulle labbra, delle notti da fuggiasca con la sua migliore amica Jong-ae. Il sangue è quello di cui sono pregni il suo viso e il suo corpo, costantemente percossi, calciati e colpiti (con racchette da tennis, o banchi scaraventati), dalla casa, alla strada, alla scuola, perché le cattive ragazze meritano una punizione se non si impegnano ad essere abbastanza brave.
Ragazze cattive è quindi, in primo luogo, la storia di una ribellione inconsapevole, di uno spontaneo tentativo di emancipazione dall’autorità – incarnata nella famiglia, nel vicinato, negli insegnanti, e di un pericolosissimo gioco alla sopravvivenza.
La protagonista sembra essere l’alter ego dell’autrice Choi Kyung-jin , in arte Ancco, classe 1983, la quale si è affermata pubblicando i propri diari a disegni sul web nel 2003, in un periodo in cui non esistevano i social e anticipando il periodo in cui sarebbero divenuti popolari i blog. Nonostante la sua produzione costante e quotidiana, afferma di aver impiegato 10 anni per scrivere questa storia, che ha ricevuto il premio coreano Fumetti di oggi nel 2012, e il Fauve d’Angoulême come migliore rivelazione internazionale nel 2017. Il suo obiettivo era quello di raccontare una storia che fosse vicina al suo cuore.

Alla domanda se il suo racconto tratti di tematiche di genere, Ancco dichiara di non desiderare che il suo pubblico veda la sua opera tale. La sua intenzione originaria, infatti, era quella di raccontare le difficoltà di alcuni adolescenti, senza alcun particolare riferimento a tematiche di tipo femminista.
Tuttavia, è difficile evitare di tener conto quanto la sua narrazione sia intessuta del punto di vista femminile, a partire dagli stereotipi di genere di cui le ragazze cattive sono vittime. La società narrata da Ancco identifica la donna libera esclusivamente come prostituta, e le donne libere sembrano credere a questa storia, finendo con il rifugiarsi nelle soluzioni fornite dagli uomini, accettando la loro violenza, rimanendo proprio l’uomo l’autorità ultima che le ragazze cattive fanno fatica a contraddire.
“Mi piaceva il mio stile di vita. Mi piaceva attirare l’attenzione della gente. Mi piaceva comportarmi male. Era divertente. A volte pensavo che quelle punizioni…fossero il prezzo da pagare per divertirmi. Ero pronta a pagare qualsiasi prezzo”.
Ragazze cattive, in ogni caso, è soprattutto una storia sull’amicizia tra due adolescenti che cercano di salvarsi a vicenda. È una storia in cui, in ossequio ai principi delle filosofie orientali che vedono gli opposti come pezzi indissolubili di un’unità, la violenza esiste ed è così esplicita perché esiste in maniera altrettanto viva il desiderio di divertirsi senza censure.
“Non mi vergogno delle esperienze che ho vissuto. Piuttosto mi piace parlarne…è come se non mi appartenessero più. Ormai non sono altro che storie. Alcune le ho cancellate dalla memoria. Mi sono divertita, e per ciò che ho vissuto, sono contenta di essere quella che sono oggi.”
Con i suoi numerosi livelli di lettura, è un’opera consigliata a chiunque tra gli amanti del fumetto e dei romanzi di formazione.
I cultori di cinema d’autore coreano vi ritroveranno tematiche e tecniche narrative familiari, a partire dalla carica espressiva di tutto ciò che è esterno al dialogo in ciascuna vignetta, dove il non-detto talvolta racconta più del detto. Gli appassionati della cultura pop potrebbero rimanere forse delusi dalla distanza di questa narrazione con quella dei noti drama e delle cornici costruite attorno al genere musicale K-pop, tuttavia può essere una preziosa occasione per comprendere al meglio il percorso storico e sociale, talvolta sofferto, che come la cenere per la fenice costituisce il rovinoso ed essenziale elemento di rinascita di quella sfavillante Corea moderna che tutti oggi conosciamo.
Grazie di cuore Marta per aver condiviso con noi i tuoi pensieri su questa graphic novel e per aver messo per iscritto le tue sensazioni!