Reply 1988: il richiamo alla memoria

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Reply 1988: Aigooo Sung Sajang Aigoooo Kim Sajang

Quando Giulia mi ha chiesto se volessi scrivere qualcosa per il suo #dramiamo e ha aggiunto: “il drama che ti va, scegli tu” credo sapessimo entrambe dove sarei andata a parare. 

Ho provato a pensare a diversi titoli, per esempio “Youth of May” che ho amato moltissimo nei mesi scorsi, ma ero consapevole ci fosse una sola scelta possibile, perché Reply1988 è per me quello che si potrebbe definire ”il drama della vita”. 

Quello dei k-drama è un mondo che ha regole tutte sue, non è solo un modo per definire un certo tipo di serialità televisiva, non ci si limita a godere della visione, si diventa parte di un microcosmo che ha (o ha avuto) spesso dettami fissi, ma che propone una vera e propria esperienza immersiva in certe dinamiche e sopratutto in una cultura alla quale è radicato profondamente. 

Reply 1988 ne è un esempio tra i più evidenti e riusciti, ha fatto dell’unione tra una scrittura brillante che gioca con più registri linguistici e la cultura d’origine il suo punto di forza. 

Quella che si estende in questi 20 episodi è la storia di un quartiere sul finire degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 in Corea del Sud. La scelta del periodo non è casuale, questo infatti è un periodo cruciale, di enormi cambiamenti per la storia sudcoreana. Proprio per questo il vero protagonista del drama è il quartiere e la memoria che custodisce. La memoria delle famiglie che lo vivono attraverso il cambiamento di un paese che stava tentando di uscire, con molta fatica, da anni complessi e destabilizzanti. Negli anni ’60 il boom economico costruito sulle macerie della guerra di Corea ha visto crescere ricchezza e sviluppo, ma non era di certo una ricchezza lineare e soprattutto non è stata gratuita. Anni di governi militari e dispotismo hanno restituito al popolo un conto salatissimo da pagare in termini di repressione della libertà di ogni sorta, da quella di pensiero, di stampa, di espressione, d’acquisto, d’istruzione, di voto, fino a quella più grave, la privazione della vita in nome della libertà che ancora una volta gli era stata tolta. 

Anni di rivoluzioni a partire da quella d’aprile del ’60 ad arrivare a quella di giugno dell’87 passando per il massacro di Gwangju del 1980, parliamo di decenni interi di tensioni. 

E quindi perché scegliere il 1988 come ambientazione del drama? Perché è l’anno in cui si è iniziato a sentire odore di cambiamento, che chiaramente non è stato immediato o semplice, ma ci sono stati diversi eventi simbolici, dalle olimpiadi di Seoul alle prime inchieste sul massacro di Gwangju che era stato insabbiato fino a quel momento. 

Bene, nel drama tutti questi elementi vengono raccontati all’interno della vita semplice di una gruppo di famiglie che a cena guardano i notiziari, mentre i figli si litigano i primi jeans, le ragazze tagliano i capelli corti, arrivano i walkman su cui ascoltare le canzoni di Shin Hee Cheol, imparano le coreografie delle canzoni pop del momento, mangiano ramyeon guardano i vecchi film di successo del cinema di Hong Kong e sperimentano i primi amori senza l’ausilio di smartphone e social. La voce narrante è Deok Sun da adulta che irromperà spesso nel racconto, lasciando però in sospeso fino alla fine ciò che ne è stato di lei e dei suoi amici.  

Tutto è curatissimo, dalla fotografia, alla ricostruzione degli ambienti, l’abbigliamento, il linguaggio, la colonna sonora che è un vero e proprio protagonista del drama, fino alle preoccupazioni, i desideri, le emozioni che hanno dominato quegli anni.  

Temi come quello della crescita, delle relazioni genitore-figlio, ma anche l’amicizia e l’amore, vengono trattati nel contesto del loro tempo con grande efficacia e quando necessario alleggerite con un umorismo davvero intelligente. 

Un grandissimo lavoro ha fatto il cast che si è inserito così bene in ogni ruolo da non lasciare altra alternativa all’affezionarsi ad ogni singolo personaggio. La caratterizzazione è incredibile, ognuno di loro è perfettamente riconoscibile, ha un arco narrativo ben definito, secondo me molto coerente e soprattutto funzionale a raccontare una parte di storia della società. 

Io sinceramente trovo abbastanza inutile parlare di una trama in questo caso o dei personaggi uno per uno, perché il drama ha lo scopo di raccontare un tempo e lo fa attraverso la semplicità della vita quotidiana, accadono moltissime cose, ma non c’è realmente una trama orizzontale perché quello che accade episodio dopo episodio segue le regole imprevedibili della vita, quindi procede indipendente, tu spettatore semplicemente ti lasci trasportare e inizi a vivere con Deok Sun, Jung Hwan, Sun Woo, Choi Taek,  Dong Ryong e le loro famiglie. Il fatto che a volte le situazioni che vivono i protagonisti vadano in una direzione completamente diversa da quello che lo spettatore si aspetta e che un drama per sua natura avrebbe assecondato, non deve destabilizzarvi, perché fa parte dello scopo, perché la vita non va sempre dove pensiamo dovrebbe andare soprattutto in un momento in cui si è così vulnerabili e esposti a mille stimoli e variabili. 

C’è molto calore e anche un po’ di nostalgia in ogni episodio, c’è la volontà di ricordare un tempo che sembra ormai lontano in cui in i quartieri erano popolati da case con le porte aperte e un viavai di voci, di piatti e pietanze da una porta all’altra, di genitori che urlavano dalle finestre il nome dei figli perché era pronto il pranzo. Una delle scene iniziali in cui i ragazzi si ritrovano in mezzo alla via con tutti piatti in mano dopo aver fatto avanti e indietro diverse volte e con Jung Hwa che dice  “Se deve essere così perché non mangiamo insieme e basta” è bellissima e in realtà non è poi molto diversa da quello che ricordo io della mia infanzia, quindi mi ha colpita particolarmente.   

Come dicevo prima i riferimenti alla cultura e alla storia sono moltissimi e quello che piacerebbe fare a me oggi è raccontarvene qualcuno in modo da darvi l’idea di quanto Reply1988 sia legato a questo aspetto. 

I dettagli che racchiude sono molti e di varia natura, a partire da piccoli sketch comici molto popolari in quell’anno come il saluto che fa sempre il papà di Jung Hwan e al quale risponde con entusiasmo solo l’amica del figlio, Deok Sun, che in effetti ha una personalità esplosiva e sensibile quanto la sua: “Aigooo Sung sajang, Aigooo Kim sajang…” era appunto un momento molto famoso di un comedy show di enorme successo della KBS quell’anno. 

Altro momento divertente e particolare è la scena in cui Deok Sun e Jung Hwan dormono sognando entrambi lo stessa cosa, ovvero uno spot di una tavoletta di cioccolata “가나 초콜릿”, anche questo molto popolare e messo nel drama per un motivo particolare. Lo spot pubblicitario del 1988 vede l’esordio di un’attrice che divenne famosissima negli anni a seguire, Lee Mi Yeon e la stessa Lee Mi Yeon è l’attrice che nel drama interpreta Deok Sun da adulta.  

La scena è molto divertente perché gioca con con questo elemento e in più con il triangolo amoroso che riserverà molte sorprese e cambiamenti di prospettiva tra vari personaggi. Mentre nel sogno Deok Sun si vede interpretare lo spot romantico con Sun Woo, Jung Hwan che solitamente è molto rigido e scontroso, sogna Deok Sun lasciando emergere il suo interesse almeno nei sogni, ma si risveglierà sulle gambe di suo fratello che gli sbriciola delle patatine sul viso mentre guarda lo spot in questione. 

Verso la fine, poi, ci saranno dei trasferimenti, di cui non voglio svelarvi troppo in caso non lo abbiate ancora visto, ma uno dei genitori alla domanda dell’autista del furgoncino dei trasporti “Dove andiamo?” risponderà “Pangyo” lasciando l’autista confuso. Bene anche questo dettaglio non è casuale. Nel 1988 Pangyo era una zona completamente rurale e priva di ogni tipo di comodità, nessuno voleva andare a vivere li, ma dalle riforme del 2001 è partito il progetto governativo per rivalutare Pangyo e adesso è una delle zone più tecnologiche e ricche a sud di Gangnam, aumentando così notevolmente il valore delle terre acquistate negli anni ’80 e ’90. 

Veniamo poi a qualche episodio davvero importante nella storia del 1988 sudcoreano, prima di tutto le olimpiadi di Seoul. 

Nel 1987 Chun Doo Hwan, il presidente colpevole anche dei fatti tragici di Gwangju, finisce il suo mandato passando il potere a Roh Tae Woo tra le rivolte dei movimenti di democratizzazione di giugno. Le Olimpiadi però sono alle porte e sono un modo per portare la Corea del Sud all’attenzione del mondo. Quindi, quando il comitato olimpico internazionale stringe la morsa dicendo che se la situazione delle rivolte non si fosse risolta le Olimpiadi sarebbero state revocate, il governo decide di scendere a compromessi dando forma alla dichiarazione del 29 giungo con la quale il governo prometteva elezioni dirette e la revisione sulla legge per le elezioni presidenziali e quindi elezioni democratiche e un presidente eletto dal popolo. La dichiarazione mise fine alle rivolte di giugno, non al malcontento popolare, ma questa è un’altra storia. 

Tutti questi elementi vengono raccontati tramite diversi personaggi a creare un quadro davvero ben dipinto. Deok Sun è infatti tra le prescelte per portare una delle bandiere durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e lo fa con grande entusiasmo e con la sua solita personalità vivace, il contraltare è rappresentato dalla sorella maggiore Bo Ra, una studentessa universitaria, che prende parte alle proteste e ai movimenti di democratizzazione e che considera queste Olimpiadi come un ricatto e una mossa per nascondere i reali problemi del paese. 

C’è poi la questione di Chun Doo Hwan e della fine del suo mandato, che viene raccontata da Jung Bong, fratello maggiore di Jung Hwan, il quale deve affrontare un’operazione e decide di ritirarsi per un periodo in un tempio fuori città  (pratica comune per chi volesse purificarsi). Proprio in quel tempio incontra un uomo che lui riconosce come il vecchio despota Chun Doo Hwan. Anche questa è una cosa realmente accaduta. L’inchiesta su Gwangju e su altri crimini avevano preso il via e all’ex presidente era stato consigliato di ritirarsi in un tempio per dare l’impressione di pentimento e purificazione. Rimase in quel tempio per due anni, ma sinceramente è stata più una fuga che un reale tentativo di riscatto. 

Infine vorrei parlarvi di un altro fatto realmente accaduto e molto significativo che Reply 1988 usa addirittura come ispirazione per il titolo di uno dei suoi episodi, precisamente il terzo episodio. 

Il sentimento di smarrimento di quegli anni sfociava spesso in fatti di cronaca e uno di questi si vede appunto nell’episodio in cui la famiglia di Deok Sun (che è quella con le maggiori difficoltà economiche e le preoccupazioni che questa situazione porta nella gestione della famiglia nelle cose primarie, come il cibo o l’istruzione dei figli), segue il notiziario e sente parlare di Ji Kang Hyun e di un gruppo di detenuti condannati per furto, che durante un trasferimento riescono a fuggire disperdendosi nelle campagne. Il motivo di questa fuga ha radici nel disequilibrio tra le classi sociali, conseguenza del boom economico di cui vi parlavo all’inizio. Questo gruppo di detenuti era stato infatti condannato aspramente per alcuni furti, forse dettati anche dalla disperazione, nello stesso momento in cui il fratello di Chun Doo Hwan veniva condannato, con una pena misera, per frode.  

La furia di questi detenuti esplose, evasero e nel disperato tentativo di sfuggire alla polizia si introdussero in alcune abitazioni prendendone in ostaggio gli abitanti. Queste ore terribili sono state trasmette in tv catalizzando l’attenzione di tutti e si conclusero in tragedia. Ji Kang Hyun l’ultimo fuggitivo resistente alla cattura, rompendo un vetro si ferì gravemente, morendo poco dopo. L’ultima frase pronunciata dall’uomo in diretta televisiva è diventata il simbolo della disuguaglianza di diritti tra le classi sociali:

“Se hai soldi sei innocente se non hai soldi sei colpevole”.

Ancora oggi questa frase viene pronunciata quando si vuole esprimere che con i soldi e il potere si può comprare qualunque cosa.   

Questi sono solo alcuni degli elementi del drama che si controbilanciano alla cultura pop del periodo sulle note di una colonna sonora pazzesca, un tributo ad alcuni dei grandi interpreti della musica coreana che questa storia l’hanno anche scritta e cantata e che sono diventati il motto di una generazione. Io mi fermerei qui, vi ho inondati di parole e spero Giulia non mi maledirà leggendo l’articolo, ma ci tenevo moltissimo a farvi capire che Reply 1988 è molto di più di quello che appare, ogni personaggio, ogni situazione, ogni personalità è funzionale e ha un significato nel sintetizzare e raccontare un tempo ben preciso, un sentimento ben preciso tra la nostalgia per le cose semplici e la conquista di futuro e libertà.    

Grazie mille Hyangaksoul per questo viaggio negli anni ’80 in Corea, tra vicoli del quartiere Ssangmun-dong!
Vi invito a fare un salto sul suo omonimo blog.

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Giulia S
Giulia. Cresciuta a pane e k-drama ha creato questo spazio per parlare del suo paese d'origine, la Corea del Sud, a 360° facendo perno sulla sua interculturalità e vuole sviluppare un ponte bi-direzionale tra la Corea e l'Italia. Racconta la Corea attraverso i kdrama con #dramiamo, propone uno sfizioso aperitivo coreano con #eatdrinkorea e fa lunghi approfondimenti sulle notizie dalla Corea per #rassegnadallacorea, il tutto a suon di Kpop con #radio360. Ogni tanto esce dal paese per osservare le altre culture con #oltrelacorea.

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