Se vi dico “esorcismo” cosa vi viene automaticamente in mente?
Al netto che siate credenti cattolici o meno, sicuramente il film più celebre del cinema occidentale.
Ma Eleonora, pur rimanendo in questa tematica si trasferisce in Asia ed oggi vi parla per #dramiamospooky di un film coreano del 2019, che vanta un cast veramente ricco.
Sto parlando di “The Divine Fury” del regista Kim Joo-hwan.
Prima di iniziare una doverosa premessa, si parla di esorcismo, diavolo, Dio, stigmate. Io sono cattolica, ma vivo piuttosto bene l’uso della simbologia cattolica in trasposizioni varie, in sostanza per me non è un problema. Siccome però ognuno ha sensibilità diverse e noi le rispettiamo tutte, se argomenti del genere vi infastidiscono nelle trasposizioni di qualsiasi genere, questo non è un film adatto a voi, ci rivediamo al prossimo appuntamento.
Detto questo, possiamo iniziare.
Corea del Sud. Il giovane Yong-hoo, interpretato dall’eclettico Park Seo-joon, perde il papà quando è piccolino a causa di un incidente.
Il papà lo ha cresciuto come credente ed il giorno prima della morte del padre aveva pregato Dio chiedendo di salvagli la vita, purtroppo però non funziona e perde ogni speranza nella fede.
Lo ritroviamo 20 anni dopo, ormai è un affermato pugile, che sembra però avere uno strano “disturbo”, quando vede una croce inizia a sentire delle voci nella testa che lo portano a reagire in maniera esagerata, al fine di vendicare la morte del padre.
La notte dopo uno di questi incontri in cui ha avuto una delle sue crisi, fa un sogno insolito e si risveglia con una mano ferita e sanguinante.
Passano i giorni, ma la mano non guarisce, anzi continua a sanguinare mentre la notte diventa quasi impossibile riposare. Grazie al suo manager si convince ad andare da una giovane sciamana cieca che si dice veda le auree delle persone.
Il suo scetticismo però ha la meglio, non crede a quello che gli viene detto finché non incontra un prete esorcista, inviato dal Vaticano a Seoul, per catturare un prete nero, che pratica cioè il culto del demonio, Ji Sin, interpretato da Woo Do-hwan.
Questi lo convincerà ad assisterlo durante i riti e la ricerca del male che attraversa indisturbato la città.
Le premesse per un film fenomenale erano tutti presenti, purtroppo però la trama si perde un pochino, forse a causa del suo procedere troppo lentamente e del suo essere a tratti farraginosa.
Per quanto concerne la messa in scena invece, gli attori ci regalano dei personaggi costruiti alla perfezione, molto interessanti e ben caratterizzati, la cura dietro di loro è ammirevole e si nota.
Pensate che in una scena il prete esorcista inviato dal Vaticano, padre Ahn, che viene interpretato da Ahn Sung-ki, legge un libro sulle stigmati al cui interno troviamo Padre Pio e quando parla al telefono in italiano, pronuncia erroneamente Seoul, esattamente come siamo solito pronunciare noi il nome della città. Sono piccolezze sicuramente, ma mostrano la cura al dettaglio che la regia ha voluto imprimere nella pellicola.
La fotografia ci riserva certi dettagli suggestivi e spaventosi. Come l’ombra demone che si muove sulle pareti di notte nella stanza di Yong-hoo. Oppure l’altare per la messa nera di Ji Sin. Per non parlare poi di quello che sono stati capaci di realizzare nella scena finale.
Con prevalenza del nero e del rosso, colori che secondo la nostra iconografia sono associati al male.
Forse non il film perfetto, che avrebbe giovato di un taglio migliore, ma io ve lo consiglio ugualmente, anche solo per vedere che cosa sono riusciti a realizzare regia e fotografia insieme.
Naturalmente non ve lo devo dire visto i temi, ma ci sono scene molto forti ed è presente tantissimo sangue. Quindi ecco, se già l’horror non vi attrae, questo non vi farà cambiare idea.