Anche il fulmine non era altro che un segnale di avvenimento. Ciò che stava effettivamente venendo verso di noi era una tempesta tremenda. Di fronte alla tempesta, l’unica cosa che potevamo fare era tenerci per mano in modo da non perderci a vicenda.
Corea del Sud, precisamente a Gwangju, anno 1980. Al governo, la dittatura di Chun Doo-hwan. Una data ed un luogo che racchiudono in sé una storia drammatica, perché in questo anno ed in questo luogo, si svolgerà quello che passerà alla storia come il Massacro di Gwangju, o come alcuni analisti e storici definirono, la Tiananmen coreana.
I nostri protagonisti sono Kim Myeong-hee, interpretata da Go Min-si, una giovane infermiera, caparbia ed ambiziosa, decisa a lasciare il paese per poter studiare all’estero. Con alle spalle una relazione complicata con il padre. Hwang Hee-tae, interpretato da Lee Do-hyun, giovane medico, dolcissimo e determinato, che ritarda la laurea per via di un trauma che ha segnato la sua vita, durante il periodo universitario. Suo padre è il capo dei servizi di sicurezza, una sorta di polizia segreta. Lee Soo-ryeon, interpretata da Keum Sae-rok, la mia preferita, lei è una partigiana, una studentessa di legge, una combattente per la libertà determinata a veder restaurata la democrazia, intelligente ed arguta.
Nonostante il periodo storico in cui è ambientato, la sceneggiatura è riuscita a delineare due protagoniste femminili che presentano delle fragilità, che fanno scelte sbagliate, spesso influenzate dalla pressione della società, che si rendono anche antipatiche per questo, ma comunque dotate di quel carattere e di quel carisma necessario che le porterà a prendere posizione, ognuna in maniera differente, in difesa delle proprie idee e dei propri sogni.
È anche una storia d’amore, delicata e sincera, che nasce sotto una stella maledetta, in un periodo storico di rivolte, dolore, sacrificio e morte.
In questo caso più che la fotografia dei luoghi, io mi concentrerei sulla ricostruzione dell’epoca, dai camici dei medici alle divise delle infermiere, fino alle insegne dei locali, i quotidiani, le automobili, tutto è realizzato perché lo spettatore, anche quello poco attento sia immerso fin da subito negli anni ’80.
Chiariamoci, il drama non vuole essere una perfetta ed esatta ricostruzione storica del periodo, come potrebbe?, è solo un drama non un documentario storico. Non sono queste le sue intenzioni. Tuttavia la cura al dettaglio, la delicatezza della storia e la voglia di combattere in difesa delle proprie idee, così palpabile dallo schermo, rendono questo drama un perfetto strumento per avvicinare il pubblico ad un tragico avvenimento storico, molto poco conosciuto, ma che segnò profondamente la Corea del Sud.
Se dopo averlo visto sarete invogliati ad approfondire, consiglio il romanzo “Atti Umani” di Han Kang, il saggio di Giulia Pompili “Sotto lo stesso cielo“, un intero capitolo viene dedicato a questo ed infine sul Blog di Hyangaksoul si possono trovare articoli di approfondimento e non solo. Paola è una grande conoscitrice di questo periodo storico in particolare, quindi saprà indirizzarvi verso musiche e film che vi riporteranno nel mood del drama. Buona visone, buone letture e buon viaggio nel passato.
Ps: si, portate con voi un numero imprecisato di fazzolettini, saranno necessari. Attenzione sono presenti immagini forti verso la fine, le ultime 4 puntate in particolare, fu un periodo di sangue e nel drama non vengono risparmiati i dettagli, ma sono necessari per capire l’orrore che venne compiuto.